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e sull'iBookstore digitando "Il dubbio della fede e l'incertezza della ragione" nella barra di ricerca.


Quarta di copertina

La nostra epoca è segnata da un paradosso concettuale di ampie proporzioni: da un lato la scienza e la tecnica dominano incontrastate il progresso dell’umanità, dall’altro, invece, la religione e la superstizione illuminano -o illudono, dipende dai punti di vista- la vita della stragrande maggioranza delle persone. Fede e ragione, in questo contesto, lottano quotidianamente contro i propri limiti concettuali dettati da questioni poco dibattute, ma al contempo di forte impatto culturale. Sembra che le strade percorse da questi pilastri della natura umana, inoltre, non siano destinate in alcun modo a convergere nella solita traiettoria, rischiando di far crollare le loro fondamenta nel baratro dell’incertezza. La scienza, a quanto pare, gioca un ruolo di innegabile superiorità, determinato dalla propria manifestazione nella tecnologia (se le macchine si muovono, significa che le leggi del moto approssimano molto bene la realtà), ma deve fare i conti con l’indeterminazione, con il caos e con la relatività di spazio e tempo. D’altro canto, la religione, suffragata anche dalla fede dei credenti, propone inesorabilmente le proprie verità senza manifestare il benché minimo dubbio. Anche in questo caso, però, i problemi ci sono e sono ancora più evidenti: ogni giorno le nuove scoperte scientifiche fanno assumere un ruolo sempre più marginale all’essere umano che, nel contesto cosmico, sembra essere solo una piccola parentesi circoscritta in un Universo che si evolve indipendente dalla sua presenza. In virtù di queste considerazioni, lo scopo di questo libro è quello di gettare luce sulle fragilità di scienza e religione, cercando dei parametri perlopiù oggettivi su cui costruire un punto di vista razionale.  In fondo, l’aspirazione dell’autore, non è quella di proporre ancora nuove certezze, ma piuttosto quella di istillare nella mente di chi legge alcuni dubbi; sperando, attraverso le domande, di generare nuove, meravigliose prospettive.

Il libro è articolato in tre parti. Nella prima vengono proposte alcune domande necessarie per sviluppare una prima concezione del pensiero critico; i limiti e le potenzialità della scienza, invece, dominano incontrastate la seconda parte del testo; mentre nella terza viene proposta una possibile alternativa, in grado di conciliare scienza e spiritualità.

"Quanto siamo partecipi della realtà?", questa è la domanda d’introduzione al testo, ed in essa è espresso il concetto che sta alla base del saggio: ognuno di noi è partecipe di una piccola porzione della realtà, e, pertanto, deve valutare gli eventi tramite un filtro quanto più oggettivo; la scienza dal canto suo, aiuta in questo compito, ma vi è un limite ad ogni cosa. Il percorso letterario, da questo punto in poi, converge nel tentativo di instillare un fievole dubbio nella coscienza del lettore. Questo ingrato tentativo, inoltre, viene affrontato tramite una botta e risposta tra domande e relative argomentazioni.
Nella seconda parte dell'opera, viene introdotta la necessità di acquisire un modello di interpretazione basato sulla regione; laddove le follie superstiziose diventano il pane quotidiano, infatti, l'irrazionalità prende il sopravvento e i pericoli cominciano a brulicare. In questo contesto, però, gli animi già caldi di scienza vengono inesorabilmente placati dall'avvento della esposizione della meccanica quantistica e della teoria della relatività. L'indeterminazione e la caduta dei valori assoluti di spazio e tempo, in questo frangente, fanno crollare tutte le certezze positiviste, e tutto torna ad essere un gran trambusto. La seconda parte del libro si conclude con una breve esemplificazione della teoria delle stringhe -quantomeno per esporre una possibile soluzione al il problema della gravità quantistica-.
Il saggio volge al termine nella terza parte; in essa viene proposta un'alternativa alla crisi dei valori. Partendo dal presupposto della necessità di rivisitare la questione del Dio "troppo personale", proposto dalle religioni cristiane, il capitolo dirige il lettore sulla possibilità dell'esistenza di un Multiverso in cui ogni essere rivive ciclicamente la propria vita: una specie di reincarnazione universale ed eterna, in cui anche il semplice sorriso di una bella ragazza può cambiare il corso della nostra vita.
La vera forza del testo, infine, risiede nell’evidenziare la logica della ragione per screditare le follie superstiziose; mantenendo, comunque, uno spirito critico anche nei confronti della scienza: la speranza di poter rivivere le nostre sensazioni ed i nostri sogni, non può, per nessuna ragione, essere soppressa.


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