L’intuizione che mi ha condotto a produrre questo ragionamento, è stata ispirata dall’analisi della mia esperienza. Osservando a fondo le mie idee, infatti, ho potuto osservare la loro sintesi; e, l’autocoscienza che ne è derivata, non ha dovuto far altro che farsi analizzare, studiare, rielaborare e comprendere.
È questo il presupposto da cui intendo partire, per descrivere sinceramente il contenuto delle mie ipotesi.
La razionalità scientifica è l’ambita vetta di una coscienza positivista. Coscienza, quest’ultima, rilegata nell’oblio dell’incertezza dalla scienza stessa. L’indeterminazione dei sistemi quanto-meccanici, infatti, ha mostrato al di là di ogni ragionevole dubbio, che ogni componente della realtà, nella sua struttura sub-atomica, è composta da elementi privi di determinazione e privi di una realtà elementare solida. La nascita delle geometrie non-euclidee, la relatività della struttura spazio-temporale e molte altre rivoluzioni scientifiche del XX secolo, inoltre, hanno contribuito al crollo del positivismo e del determinismo, aprendo la strada ad un palcoscenico pressoché infinito di possibilità.
Il mio obiettivo, dunque, non è quello di infondere dottrine positiviste, meccaniciste, realiste o deterministe, ma piuttosto quello di infondere la prospettiva di una nuova corrente di pensiero, che sarà chiamata (nelle pagine che seguono): fiducismo.
Fiducismo, nel senso di fiducia nel proprio pensiero. Ma non come rimasuglio di una vaga serie di intuizioni, messe in fila da una logica incompleta o addirittura assente. Ma come fiducia nella propria estensione alle leggi della ragione. Fiducia nella completezza del panorama scientifico moderno, e nella sua rielaborazione mentale finalizzata al sopraelevamento delle idee della ragione.
Essere fiducisti, dunque, significa avere come unico dogma la certezza scientifica, ma con la possibilità di oltrepassare quest’ultima per rifugiarsi in meandri di conoscenza ancora più aurei, e con il solo paletto di formulare tutte le ipotesi tramite una logica e una razionalità assoluta.
Per entrare nel concreto, e dunque, per rendere pratiche parole che assomigliano a chiacchere insensate, analizziamo questo esempio.
Mettiamo di dover dimostrare ad un interlocutore la ragionevolezza della teoria dell’evoluzione della specie. Non potremo utilizzare il grande vantaggio della prova sperimentale, in quanto la complessità della teoria e la sua struttura composta da diversi elementi, la rende impossibile da dimostrare in toto.
L’unico modo per far fronte a questa incombenza, è manifestare la fiducia nell’assolutezza della logica su cui si fonda la teoria. La fiducia nella logica scientifica e nell’osservazione della propria esperienza. Un fiducista, dunque, deve diventare l’attendibilità della fonte da cui ottiene le informazioni, ovvero la propria struttura celebrale. Deve essere il dato da cui si estrare l’ipotesi per le proprie risposte, e deve essere esso stesso l’analista della propria esperienza, che a sua volta verrà analizzata dall’interlocutore.
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