lunedì 30 dicembre 2013

Sperimentazione animale: una questione di coerenza




“Centinaia di milioni di individui, dalla prima infanzia all’età adulta e senile, devono non soltanto la vita, ma l’attenuazione di atroci sofferenze, ai risultati conseguiti nella sperimentazione animale.” Così scriveva Rita Levi-Montalcini nel suo libro: “Abbi il coraggio di conoscere”, titolo che da solo denuncia la mancanza di sapere scientifico nella cultura media italiana.

Abbi il coraggio di conoscere, non è solo un’affermazione profetica, ma un vero e proprio richiamo alla necessità di andare oltre alle apparenze e a superare i pregiudizi spesso dettati dal falso buonismo. 
I ricercatori e gli scienziati di tutto il mondo, non sono folli aspiranti alchemici in cerca della pietra filosofale, ma sono il motore dell’innovazione e dell’evoluzione tecnologica del genere umano. In essi è custodita la chiave per uno sviluppo sostenibile della nostra specie. La comunità scientifica non ha lo scopo di generare male e sofferenza, ma piuttosto quello di migliorare le condizioni di vita di ogni essere umano. Dalla ricerca, infatti, nascono tutte quelle innovazioni (e di conseguenza prodotti), che ogni giorno migliorano i nostri standard di vita.
Prima della nascita di Galileo, la mancanza del metodo scientifico generava follie e superstizioni in grado di distruggere completamente la consapevolezza degli individui. Ogni intuizione, per quanto assurda, non aveva un metro di giudizio sulla quale essere giudicata, e spesso i potenti generavano isterismi e follie generalizzate (vedi caccia alle streghe e affini).
Adesso esiste la scienza e il suo metodo inderogabile, ed è solo grazie ad esso se le persone possono curarsi in ospedale e non morire per malattie che un tempo dimezzavano la popolazione umana.
Quindi il punto è: quanti di coloro che sono contrari alla sperimentazione animale, sono coerenti con le proprie scelte?
La sperimentazione animale in vivo rimane il solo metodo che, in connubio con quella in vitro e in silicio, può produrre strategie terapeutiche efficaci.

Curarsi con i farmaci, quindi, è già una presa di posizione nei confronti di questa sperimentazione. La coerenza di decidere di non curarsi, quindi, penso che manchi alla maggior parte dei fondamentalisti animalisti contrari a queste tecniche. Sì, perché è di fondamentalismo che stiamo parlando. Nessuno, infatti, esclude la necessità di regolamentare * e di mitigare il più possibile il dolore e le sofferenze di questi animali, ma da lì ad abolire una pratica necessaria, ci passa il mare di mezzo.

Io spesso mi faccio questa domanda: sacrificheresti la vita di un batterio per quella di un bambino?

La risposta è certamente sempre affermativa, e spero che lo sia per tutte le persone dotate di coscienza. Ma estendendo l’argomento a confini meno netti di complessità biologica, la questione a mio avviso non cambia. Così come l’essere umano ha un livello di complessità superiore a quella di un batterio, lo ha anche rispetto a tutte le altre specie. Dal momento in cui si considera la vita di un bambino in un gradino più alto rispetto a quella di un batterio, lo si fa anche per tutti gli altri animali. E quando si cercano risposte concrete alle cure di malattie come quella di Caterina, la ragazza che difende la sperimentazione animale, io non posso dire di essere contrario.
L’essere umano, in fondo, è solo l’ultimo anello della catena evolutiva che in milioni di anni ha generato strutture viventi sempre più complesse e raffinate.

La nostra complessità biologica, quindi, è semplicemente la più evoluta e complessa del regno animale. Abbiamo maggiore consapevolezza, capacità di distinguere il bene dal male, attitudine a provare sentimenti, ecc., rispetto a tutte le altre specie. Dal mio punto di vista, quindi, nonostante sia consapevole dei sacrifici che altri esseri viventi debbono fare, considero la sperimentazione animale come un giusto metodo per migliorare la condizione di tutte quelle persone che nel mondo stanno soffrendo.
È una questione di complessità, tutto qui.

*Da qualche decennio in Italia, sono in vigore regolamentazioni ispirare a principi etici.

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